giovedì 16 dicembre 2010

SERVI E LIBERTADOR SUI GENERIS

Ciò che è grave, caro Massimo Fini, non è che "a questi insulti sanguinosi rivolti al nostro presidente del Consiglio, il Governo italiano non solo non abbia emesso un vagito, un raglio, non abbia fatto una piega", eccetera. Non vedo, infatti, dove sia la gravità. Quello che è grave è l’abbaglio che continui a prendere, testardo, per voler attribuire a tutti gli italiani le caratteristiche di un pugno di individui. Caratteristiche oltretutto sbagliate. Non sono servi Berlusconi, La Russa e Frattini, ma padroni o loro rappresentanti, che servono il padrone più grosso perché solo così possono restare tali. È una comunella di classe non un servilismo di Nazioni che, come sosteneva giustamente Howard Zinn, esistono solo nella testa di chi se le inventa. Non c’è niente di più ridicolo di chi chiede a un padrone di liberarsi da un padrone più grosso, solo perché non ha neanche immaginato le ricadute delle possibili conseguenze. E se smettendo di "servire" i padroni americani, questi utili idioti, invece di sentirsi liberi, non facessero più “utili” e si trovassero di colpo declassati e in brache di tela a fare gli schiavi veri, cioè i proletari schiacciati dall’imperialismo americano? Gli “utili idioti” lasciano volentieri questa libertà in mutande agli “inutili geni”. L’alleanza con gli americani, così come quella con Putin, serve ai padroni italiani per fare più utili possibile in ogni dove. Esattamente come la rottura o gli equilibrismi tra questi ed altri contendenti, qualora ciò sia conveniente. È insomma la borghesia, in base ai soldi che guadagna, a stabilire con chi fare accordi e se sia utile o meno invadere l’Afghanistan, non la piccola borghesia che vaneggia, pretendendo dalla borghesia che sostituisca il suo interesse materiale, di cui è pienamente cosciente, con quello ideale di cui la piccola borghesia è totalmente incosciente.

Il nemico non sta né a est né a ovest, ma in tutto il mondo e specialmente in casa propria, nel proletariato, non in un altro padrone, e la crisi del 2008 dovrebbe quantomeno farlo rientrare all'orecchio. Un altro padrone è in fondo è sempre un amico anche se temporaneamente in guerra. Se la Nato presidia ancora la vecchia Europa, insensato è solo una articolo incapace di rendersi conto che forse, vista la sua sopravvivenza, lo scopo che gli attribuiva non è mai esistito. La Nato non aveva nessuno scopo difensivo, perché il capitalismo può difendersi solo andando all’attacco. All’attacco in primo luogo dell’orso rosso che se ne sarebbe stato volentieri in letargo nel suo guscio burocratico in un paese solo (non s’è mai visto un solo burocrate che abbia una qualche iniziativa che non sia girarsi sulla sua poltrona. Le poche che i russi hanno preso sono quasi tutte dei riflessi più o meno involontari, niente a che vedere con una politica aggressiva vera e propria tipica del capitalismo nella sua fase imperialistica). In secondo luogo all’attacco dei figli dell’orso rosso traditi e lasciati soli dalla madre Russia in balia della repressione atlantica, oltreché della sua, della quale borghesi e piccolo borghesi, “utili idioti” e “inutili geni”, manco si sono accorti. Ora la madre Russia è morta, ma i figli sparsi in tutto il mondo continuano a rappresentare un problema. Per liberarsi della Nato, cioè degli Stati Uniti, la borghesia nostrana dovrà essere sicura d’essere più forte. Fino ad allora, la Nato, alias imperialismo americano, sarà fonte di garanzia contro le insurrezioni di studenti che preannunciano quelle ancor più temute degli operai. Non ci sarà alcun pesantissimo pedaggio da pagare, perché sarà scaricato tutto sulle loro spalle che manterranno sia l’Orso Yoghi sia l’Orso Nano, sicuri che ci sarà abbastanza torta da spartire per essere felici entrambi.

Mentre il banchetto andrà avanti, noi proletari ben piantati con le radici nella nostra classe, non ci immischieremo nelle beghe dei padroni, li lasceremo tranquillamente leccarsi il culo a vicenda. Ci arrabbieremo soltanto coi medi borghesi che, incapaci di scendere al nostro livello, attribuiranno anche a noi le loro peculiarità, la principale delle quali consiste nel non saper scegliere tra le due classi, illudendosi di poter stare in un improbabile equilibrio interclassista, di fatto implorando, come tutti i servi, alla classe sbagliata, l’emancipazione da un padrone che può venire solo dall’altra.